CONFERENZA E VISITA A FORLÌ PER PIERO DELLA FRANCESCA
I miti, di qualunque natura siano, vanno sempre indagati per comprendere lo spirito di un’epoca e l’influenza che essi hanno avuto sulla cultura successiva. In questo caso la mostra allestita a Forlì nei musei San Domenico riguarda un grande del secolo XV, a lungo dimenticato dopo aver avuto fortuna tra i suoi contemporanei, per poi essere riscoperto nel Novecento dallo storico dell’arte Roberto Longhi. Stiamo parlando dell’evento “Piero della Francesca. Indagine su un mito”, che, oltre ad esporre alcune opere dell’Artista, percorre sei secoli di produzione pittorica accostando al Nostro lavori di altri pittori più o meno evidentemente influenzati dall’antico modello. Si tratta di un’operazione di grande interesse che il professor Corrado Mauri, docente alla “Domus Picturae” non ha voluto perdere programmando una visita guidata, domenica 22 maggio, che, come sua consuetudine, ha fatto precedere da una conferenza in Sala Aurora di Palazzo Arese Borromeo per preparare i partecipanti alla visita, ma anche illustrare, a chi fosse interessato, l’eccezionalità di un autore di cui restano purtroppo pochissime opere.
Di esse si sono potute ammirare la “Madonna con il bambino”, del 1435-1439 circa, “ San Girolamo in preghiera con un donatore (1412-1492 circa), la “Madonna della Misericordia” (1412-1492 circa) pannello centrale del relativo Polittico, “Sant’Apollonia” del polittico di Sant’Agostino (1412-1492 circa). Questi personaggi, come del resto quasi tutti gli altri di Piero, sono caratterizzati da un rigoroso impianto geometrico, inseriti in spazi che sono sempre calcolati con assoluta misura e secondo le proporzioni della prospettiva, da pose statiche e ieratiche, da uno sguardo assorto ed introspettivo che le colloca in una dimensione atemporale, determinata da una luce assoluta e zenitale. Della prospettiva Piero è stato il massimo teorico e pratico estensore delle sue regole in un testo ben preciso il De Prospectiva pingendi.
Per illustrare la cultura artistica degli anni trenta e quaranta del Quattrocento, che videro il pittore di Sansepolcro iniziare il suo apprendistato artistico, sono state scelte opere di Domenico Veneziano, Beato Angelico, Paolo Uccello, con le loro scelte stilistiche ed un uso del colore vivo e luminoso. Il modello di Piero venne poi seguito in tutta l’Italia centro settentrionale: tra i più illustri nomi che si possono fare a questo proposito è d’obbligo citare Giovanni Bellini con la pala Pesaro, il cui impianto architettonico risente in modo evidente della maniera in cui Piero concepisce lo spazio, e Francesco Laurana che nella sua solida, sintetica e assorta scultura di Battista Sforza rivela un’indubbia affinità nel modo di interpretare i personaggi, sempre introversi e ieratici. Per quanto riguarda i nostri contemporanei mostrano affinità, anche se può sembrare strano, visto che dipingono soggetti di tutt’altro contenuto, Morandi, per l’assolutezza delle atmosfere in cui sono immerse le sue nature morte, e Felice Casorati, di cui in mostra si può godere della splendida Silvana Cenni rappresentata come una moderna Madonna della Misericordia.
Marina Napoletano